Tra il dicembre 1943 ed il gennaio 1944, a Pramollo e nel Vallone della Gran Comba Garino ai piedi del Gran Truc, si erano stabiliti contatti tra ribelli del Bagnòou, come 'Poluccio' Favout, Michel Long, Pierino Boulard, Bruno Migliotti, ed elementi locali di chiare tendenze antifasciste, come Guido Beux, Gino Bounous, Bartolomeo Long ('Miccu'), Emilio Travers ('Mille').
Le missioni esplorative di Roberto Malan e di Sergio Toja, nel gennaio '44, servirono a valutare le possibilità locali e prepararono il trasferimento di un primo distaccamento dalla Val D'Angrogna (25 gennaio '44) per avviare la guerra di Liberazione anche in Val Germanasca: sessanta uomini del Bagnòou e del Sap, a marce forzate nella neve, arrivarono in Valle e si stabilirono nel Vallone di Riclaretto, a monte dei Chiotti, sotto il comando di Favout.
Questa fu la base di partenza delle azioni che li condussero a controllare la zona fino a Perosa Argentina: il presidio fascista di Prali si arrese; il nucleo carabinieri di Perrero fu catturato; la valle fu riorganizzata sul piano civile.
Due altre 'ondate migratorie' dalla Val d'Angrogna avvennero nel febbraio '44 e circa 180 uomini provenienti dai gruppi del Bagnòou, della Sea, del Sap, degli Ivert e di Martina passarono in Germanasca; nel marzo dello stesso anno gli effettivi salirono a 500, con conseguenti problemi di addestramento, armamento, vettovaglia-mento e distribuzione sul territorio.
Le reclute, raccolte a Prali, venivano addestrate da Robertino Jouvenal e da 'Zizi' (Guglielmo Giampiccoli); il grosso delle forze veniva concentrato a Perrero e il Comando di Valle, retto da Favout e Roberto Malan, stabilitosi alla miniera della Gianna, doveva provvedere ai rifornimenti di armi e di viveri e all'organizzazione militare. I contatti con Torino erano garantiti da Willy Jervis; mentre l'azione di formazione politica era svolta da Lombardini ed Artom.
Notevole fu l'intervento sul tessuto sociale della Valle, anch'essa zona libera: Gustavo e Frida Malan agirono attivamente per 'riformare' la scuola fascista partendo dai libri di testo che dovevano essere 'ripuliti' dall'ideologia di regime.
Favout con orgoglio ci dice nella sua intervista: "Gli insegnanti di Prali, già nel gennaio '44, potevano dire che una volta c'era il fascismo".
Sempre Favout aggiunge: "Le basi erano dappertutto, dove c'erano 10-15 partigiani, che però, il giorno dopo, erano da un'altra parte… Era una 'coperta' che copriva tutta la zona: cercare il 'buco' dove si nascondevano in quella coperta è difficile… direi assurdo".
Pramollo rappresenta un'oasi relativamente tranquilla ed il suo gruppo partigiano, affidato a Giovanni Costantino, al suo vice 'Miccu' e all'intendente 'Mille', riflette l'organizzazione ' in famiglia', come continua Favout, dei gruppi locali, costituiti da poche unità e perciò agili negli spostamenti, pronti a colpire in bassa valle e poi a ritirarsi.
Dallo scioglimento del primo nucleo resistente dei Bocchiardi, organizzatosi sotto la guida di Fredino Balmas, derivano tutte le squadre della zona: la squadra dei Pini, della Ti-monsella, del Ciala-ret, del Ticiun, della Meisonassa, di Pomeano, della Rostania, del San-gle, di Pralarossa.
Fra le squadre del Vallone di Pramollo, Favout evidenzia come più forte quella del 'Bric dei pini', verso il Lazzarà, sopra Ruata, a picco su Pinasca, comandata da 'Vulatia' (Roberto Bounous), ma sottolinea l'azione di tutte sotto la guida abile e severa di Costantino, che sapeva condurle tanto in azioni contro i nazifascisti, quanto in azioni di 'rapina' nei confronti della RIV, delle proprietà della famiglia Agnelli o dei magazzini della Miniera Talco e Grafite di Malanaggio o nei recuperi dei materiali lanciati dagli alleati.
La gente comune aiuta i partigiani e cerca di attenersi alle disposizioni rigorose della loro legislazione: bandi, circolari, ammonimenti, buoni di prelievo, ricevute di requisizione portano le firme di Costantino e di Favout che devono affrontare e risolvere problemi di ordinaria quotidianità, particolarmente difficili in periodo eccezionale come quello di guerra.
Nel ricco Archivio di documenti di 'Poluccio', si possono sfogliare bandi per la requisizione di bestiame, burro, formaggio e cereali; circolari severe per invitare alla solidarietà e al mantenimento di atteggiamenti onesti; ordini perentori per evitare sprechi, abusi o contatti pericolosi; sentenze di inflessibile giustizia partigiana; foglietti sgualciti su cui sono annotate in fretta raccomandazioni per un amico ferito o in pericolo; distinte 'ragionieristiche' dei materiali di lancio degli alleati; battute goliardiche contro i nemici, espressioni di sdegno contro i traditori e i delatori, frasi addolorate per i compagni caduti …
Molti documenti attestano come, anche se in condizioni precarie, dati i tempi, vi fosse un fitto 'scambio epistolare', ufficiale e privato, tra i partigiani e dagli scritti emerge uno spaccato interessante e umano della vita nelle squadre ed il temperamento dei loro 'capi'.
Pramollo è il 'ponte' tra la Val Pellice, attraverso il Colle Giulian, e la Val Germanasca, attraverso Comba Garino; il comando di Costantino e 'Miccu' si sposta ora ai Clotti, ora ai Micialetti, dove, nella casa di 'Mille', sorgerà un'infermeria e si nasconderanno molti dei milioni rubati per autofinanziamento alla RIV; con sottile ironia Favout dice: "Dov'ero io, là era il comando!", evidenziando come proprio la mobilità, e non la territorialità, costituisse nella 'scodella' di Pramollo la vera garanzia di salvezza.
La pressione nazifascista sulle Valli Valdesi si esercitò con violenza durante i rastrellamenti del marzo e dell'agosto '44 e le formazioni partigiane della Germanasca risposero nel primo caso con una rapida riorganizzazione e nel secondo con la pianurizzazione.
Infatti nell'aprile '44, la Colonna Val Germanasca, comandata da Fa-vout, coadiuvato da Gino Beux e Peo Regis, si diede un nuovo assetto e risultò costituita dal gruppo di Gino Ceccarini alla Comba Garino, dal gruppo di 'Tettu' (Alberto Ribet) a Maniglia e da quello di Costantino e 'Miccu' nel Vallone di Pramollo; nel settembre '44, il 'Tettu' si spostò al Lazzarà, Adriano Lanzerotti ed i suoi sabotatori si riunirono a 'Renato' in pianura e Ceccarini discese prima a Bricherasio e Cavour, e quindi raggiunse l'Astigiano.