Dall’Alto Medioevo al 1700, Bibiana (mt. 408) ha visto intrecciarsi storia religiosa e storia politica che ne hanno plasmato l’immagine incidendo sul suo aspetto urbanistico ed architettonico e sulle sue attività economiche.
“Terra di frontiera” tra l’area Torinese e la Provincia Granda, tra il mondo cattolico Pinerolese e Saluzzese e la valdese Val Pellice (“pertùs dij barbèt”), è un comune ricco di testimonianze passate, stimolante per le ‘curiosità’ che sa offrire e gradevole per i riposanti scorci naturalistici.
La sua parlata conserva termini occitani, tanto da farlo definire ‘pais usitain’; una antica meridiana del 1860 fa bella mostra di sè, anche se un poco scrostata, sulla facciata di una casa di Piazza S. Marcellino con il suo Arcangelo barbuto, le muse e l’asta metallica per indicare le ore; un vecchio mulino ad acqua del 1800, non più in uso, ma ancora intatto, testimonia in via Parrocchia Vecchia l’esistenza dell’antico mestiere del mugnaio; alcuni luoghi, legati a leggende locali, custodiscono ostinatamente i loro misteriosi segreti: “‘l Pont dle crave” frequentato dalle ‘masche’ o la ‘Fontana della Sanità’, sorgente dalle eccezionali proprietà terapeutiche, dove si dice si sia immerso Vittorio Amedeo II, ospite di Bibiana durante l’Assedio di Torino del 1706.
La sua vita religiosa ebbe impulso dai Benedettini che, nell’XI secolo, realizzarono un’imponente ed ardita opera di ingegneria idraulica, presente nell’immaginario collettivo come “il buco del diavolo”, scavata sotto la rocca Caburna per irrigare con le acque del Pellice i prati; mentre la sua vita militare e politica fu guidata dai Luserna, una delle famiglie nobiliari più potenti, che fecero del colle di Castelfiore la sede del castello con funzione di difesa del paese e delle vie di transito fino al 1660.
Da quel momento, fu donato ai Frati Minori Riformati Francescani che lo conservarono, durante il periodo delle guerre di religione, fino alla confisca napoleonica del 1800 e la conseguente messa all’asta e trasformazione(1832) in residenza nobiliare, Il Belvedere, in stile neoclassico e con un parco da fiaba.
Oggi se ne possono ammirare i cespugli di rose e gli aranceti, le statue classicheggianti e le pagode, le aiuole perfettamente curate ed ingentilite da fiori, gli alberi secolari ed imponenti.
La Bibiana attuale, stretta attorno a Piazza S. Marcellino con la sua parrocchiale del 1159 ma fortemente rimaneggiata nel tempo, risale al 1700 ed offre palazzi di qualità con ricche decorazioni, loggiati e porticati; un’Ala Comunale, l’antico Foro boario, dove si svolgono ancora oggi i mercati ogni Lunedì; la Villa Bodo, sede del Municipio.
Purtroppo il ponte in pietra del 1744, che collegava il Comune al Pinerolese, fu distrutto dall’alluvione del 1977.
Il suo territorio, ricco di pascoli e di bestiame, è adatto anche alle colture di granoturco e frumento, di uve da vino, di frutta, soprattutto kiwi, di cui si celebra la sagra nel mese di ottobre, con un mercatino delle pulci, mostre, manifestazioni culturali, castagnate ed esposizione di altri prodotti agricoli.
Le zone montane circostanti forniscono gneiss lamellare, considerato in zona ‘l’oro grigio’, impiegato nell’edilizia e noto anche all’estero.
La parrocchiale di Famolasco e le numerose cappelle foranee, come la Confraternita di Santa Maria, la Madonna delle Grazie, la Madonna della Neve e San Michele, sono testimonianze artistiche apprezzabili, mentre le diverse frazioni offrono occasioni di divertimento con la loro proposta di gimkane trattoristiche.
Una menzione particolare deve essere riservata all’azienda agrituristica “Il Frutto Permesso” che, con la sua scuderia di cavalli Aveglinesi, la sua moderna ed attrezzata stalla di bovini piemontesi, il suo spazio accogliente per la ristorazione e la verde distesa delle sue colture biologiche, offre opportunità di soggiorni estivi a contatto con la natura ed il lavoro della terra e di pasti confezionati all’insegna della genuinità.