Lo studio sulla convenienza e fattibilità di un collegamento transfrontaliero Val Pellice-Queyras,
redatta dai ‘partners’ francesi, sottolinea l’inseribilità del progetto nelle prospettive dello ‘sviluppo duraturo’ voluto dai paesi europei e, pertanto, la sua opportunità a livello politico internazionale.
Infatti servirebbe a combattere l’isolamento di paesi e regioni, potrebbe contare su finanziamenti Interreg 2000-2001, si inserirebbe anche nel Progetto del primo Parco Regionale Transfrontaliero Europeo (Val Pellice-Queyras), stimolerebbe la crescita locale favorendo la rinascita di villaggi, lo sviluppo dell’agricoltura e la promozione di qualità e di genuinità, per non parlare della sua centralità nel programma di protezione e valorizzazione turistica delle riserve naturali del Queyras e della Val Pellice.
Sul piano locale, i francesi sottolineano la positiva accoglienza del progetto da parte di larga parte della popolazione (… noi stiamo ancora attendendo un pubblico dibattito…), la sua forza di coesione delle energie locali, il suo impatto ‘morbido’ sull’ambiente a livello di trasporto non inquinante.
Gli estensori dello studio analizzano le convenienze economiche, sociali e tecniche e parlano di ‘affidabilità e comfort’, di ‘gusto europeo’ verso luoghi che offrono ‘qualità’, di utilizzo del ‘potenziale giovanile’, di nuove tecnologie e di telelavoro, di attività ‘originali’ lungo il percorso del treno…
Vengono individuati gli effetti positivi diretti ed indotti in termini di promozione, valorizzazione e sviluppo, ma anche le difficoltà, economiche ed umane, e le disfunzioni esistenti nel loro territorio: una ferrovia, dicono i francesi, non può ‘per incanto’ risolvere da sola quanto non funziona.
Il treno turistico è un progetto specifico, ma deve essere inserito nel quadro di una programma globale che lo colleghi alle attività del Queyras e della Val Pellice che lo devono ‘dotare di senso’.
La globalità del progetto dovrebbe puntare alla complementarietà dei due versanti, che dovrebbero valorizzare le loro differenze: i francesi insistono molto sulla loro vocazione al ‘turismo naturalistico’.
Ci viene rivolta l’accusa benevola di essere poco inclini ad usare il treno e molto legati all’automobile, che ci darebbe reale o illusoria autonomia: una capillare azione di informazione e di comunicazione-promozione ad alto livello potrebbe sensibilizzare la popolazione e
convincerla che il progetto non è ‘a senso unico’, cioè conveniente solo per ‘i cugini francesi’.
Bisognerebbe considerare il treno come ‘attrattiva in sé’ ed inserirlo in pacchetti turistici, che propongono offerte differenziate di prodotti e di servizi, caratterizzati da ‘originalità’ e facilmente ‘identificabili’: il Queyras propone di ‘vendere’ la natura, l’autenticità di luoghi e di prodotti biologici, gli sport invernali, i prodotti dell’artigianato del legno…