ITINERARIO:
Viaggio tra 'voli di memoria' attraverso testimonianze di storia saracena, valdese e partigiana e 'voli mozzafiato' con il parapendio o il deltaplano, in una cornice naturale di severa architettura alpina, aree pascolive e boschi di castagni centenari.
PERCORRIBILITA’:
Strada asfaltata aperta al traffico automobilistico fino al Podio e strada agro-silvo-pastorale fino alle Sarsenà con transito motorizzato autorizzato dall'Amministrazione Comunale di Bobbio Pellice.
DESCRIZIONE:
Da Bobbio Pellice, in direzione di Villanova, superati il centro del paese e quella che impropriamente viene chiamata 'Diga Cromwell', sbarramento costruito nel 1730 contro le piene del Pellice, si svolta a destra sulla carrozzabile asfaltata in direzione Podio (Puy), Sibaud, Guglie e Colle Giulian.
Raggiunta la borgata Pidone, al bivio Costa, si consiglia di compiere una digressione verso Sibaud, un agglomerato di case che deve il suo nome ad uno dei rami della famiglia dei Conti di Luserna, i Bigliori- Sibaud, e lega la sua notorietà ad un monolito eretto nel 1889 a ricordo del Bicentenario del Glorioso Rimpatrio Valdese del 1686 dall'esilio svizzero, sotto la guida di Henry Arnaud.
Questa testimonianza storica della religione valdese è incorniciata da maestosi castagni, importante risorsa di valle, con varietà di cultivar e frutti apprezzati sul mercato per le loro qualità merceologiche ed organolettiche e pubblicizzati nelle sagre della castagna celebrate in Valle.
Il percorso riprende in direzione Borgata Cortili Danna da dove, con una serie di stretti tornanti, si raggiunge, a circa Km. 2 da Bobbio, Podio o Puy, una frazione situata a circa mt. 916, alla quale fanno da cornice estesi prati e boschi di castagno.
Superata la borgata ed i casolari di Genteugna (mt. 920), sosta intermedia sulla strada degli alpeggi del Giulian e del Bancet, si prosegue attraverso una zona anch'essa ombreggiata da castagni secolari - leitmotiv del percorso- e, superati due torrentelli, ci si dirige, su strada agro-silvo-pastorale, alle Sarsenà: Inferiore (mt. 1156), dove si può ammirare un 'muro saraceno'; Superiore, dove si trova una suggestiva fontana a due vasche; Serre Sarsenà (mt. 1328), esposta a Sud e uno dei luoghi prediletti dagli amanti del parapendio e del deltaplano, che vi trovano condizioni ottimali per i loro decolli e che colorano il cielo con i loro variopinti paracadute e le loro eleganti evoluzioni aeree.
Le tre Sarsenà, collegate da una mulattiera, sono poco distanti da una cava di pietra, materiale primario assieme al legno di castagno, utilizzato in edilizia.
Qui l'architettura alpina è ben rappresentata: abitazioni esposte a sud, pianta serrata in pietra con tetti ricoperti di lose, che trasmette l'idea di robustezza ed essenzialità, quasi sempre distribuita su due livelli; bassi locali seminterrati come ricovero per il bestiame e cantina, fienile e camere soprastanti.
Il legno appare soprattutto nelle travature dei tetti e negli infissi delle scarse aperture, garanzia di sicurezza e di difesa.
La tipologia abitativa, che si concentra nei grandi agglomerati di Sarsenà sulle quote medie di mt. 1200, è il fourest, che un tempo indicava una regione fuori da un certo centro, abitata permanentemente, con aree di pascolo più basse rispetto all'alpeggio.
Con il progressivo abbandono della montagna, il suo uso è stato limitato a dimora intermedia di mezza stagione nella transumanza, prima di salire ai pascoli dell'alpeggio a metà giugno o prima di discendere a Valle a fine settembre.
Accanto a queste strutture consuete, per il turista costituisce senz'altro una sorta di 'enigma della sfinge' la vista di un muro con le pietre disposte a lisca di pesce: è un 'unicum' nella zona e sembra essere un'affascinante traccia del passaggio dei Mori in Valle.
Infatti dal 900 al 1000, i Saraceni occuparono il Piemonte, da dove furono cacciati a fatica dopo un secolo e nel quale lasciarono segni della loro presenza in molti toponimi: Sarsenà e Payant, entrambe frazioni di Bobbio, riecheggiano i termini 'saraceno' e 'pagani' e sembrano testimoniare inequivocabilmente, assieme a questo troncone di muro, una terribile invasione che portò rovina e distruzione in Valle.
Le pietre delle baite di Sarsenà però sono state testimoni di altri importanti 'frammenti di storia': siamo nel 1943, in un momento di 'scelta' vitale tra divenire 'Banditen' o entrare a far parte della Repubblica di Salò.
'I montanari' di Bobbio non hanno avuto dubbi: hanno preso la strada dei monti dopo l'armistizio Badoglio e sono diventati ribelli sotto la guida di Abele Bertinat ed il Comando d'Alta Valle di Antonio Prearo, contribuendo a creare la fisionomia di 'Terra ribelle' o 'Terra della libertà' della Val Pellice.