Un agglomerato di tetti grigi di lose, arroccato sulla montagna, fedele alla sua autonomia, radicato nella fede valdese, diviso tra agricoltura ed industria: questo è Rorà, il paese dei ‘Brusapere’.
La sua storia è un susseguirsi di eventi tragici ed esaltanti, il suo presente una constatazione di evoluzione, di rischio di perdita di identità e di volontà per mantenerla.
I tempi cambiano. ...E Rorà?
E’ in bilico tra vecchio e nuovo e, nel tentativo di fonderli, cerca il suo look per il 2000.
La sua ‘eredità’ storica è imponente: avamposto della liberazione dai vincoli feudali già nel 1500; patria di Gianavello, eroe valdese protagonista durante le guerre di Religione del XVII secolo; luogo di sosta dei Savoia ai tempi di Vittorio Amedeo II durante la guerra di successione al trono di Spagna; centro estrattivo di pietre da calce, pietre di luserna e ferro tra il XVIII ed il XIX secolo; rifugio di nuclei partigiani della 105^ Brigata Pisacane.
Nel presente, Rorà riscopre la sua vocazione turistica: è centro di un turismo ‘soft’, per famiglie o per visitatori occasionali o turisti stagionali in cerca di memorie storiche, bellezze naturali, aria salubre e cibi genuini.
Rorà concentra in un raggio veramente ristretto opportunità ‘per tutte le stagioni’ (...atmosferiche ed anagrafiche...), come recitano alcuni depliants promozionali: per i camminatori o gli appassionati della mountain bike la meta può essere il Rifugio Valanza, da cui contemplare il gruppo del Viso, le distese di rododendri o di lamponi, le nebbie sfumanti sulla valle o arrampicarsi al monte Frioland o scendere verso Pian Frollero, che non tradisce il suo nome offrendo in estate distese di profumate e rosse fragoline selvatiche, oppure verso l’Alpe della Palà, dove fare una sosta presso il nuovo Agriturismo omonimo per acquistare squisito ‘sairas’ o miele di fiori di montagna.
Per gli sciatori, le mete possono essere Pian Pra’ ed il Parco Montano del Bric con le loro curate piste da sci di fondo ed i loro rispettivi ‘rifugi gastronomici’, la ‘Locanda Pian Prà’ e il ‘Koliba’.
Per chi ha il ‘vezzo archeologico-etnografico’, le mete possono essere Le Fornaci e le cave di pietra di Luserna: le une testimonianza di un’attività estrattiva che ha fatto coniare per i rorenghi l’appellativo di ‘Brusapere’; le altre un tempo risorsa economica fondamentale per il Comune.
Per i ‘villeggianti sedentari e buongustai’, la meta potrebbe essere l’Agriturismo Sibourgh, accogliente in tutte le stagioni e con un’atmosfera familiare ed invitante, proprio come i suoi prodotti biologici ed i suoi profumati piatti di stagione.
Per i ‘turisti domenicali’ la meta d’obbligo è la faggeta del Parco Montano del Bric, con le sue aree attrezzate per i picnic e per gli ‘irrinunciabili’ due calci al pallone o la partitina alle bocce.
Per tutti, infine, un tuffo nel passato quotidiano della gente di montagna, ricreato con maestria e naturalezza nei locali del vecchio albergo, l’Hotel du Chamois, ora Museo delle memorie rorenghe.
|
|
|