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L'ingresso del paese ha il suo 'doppio' sui muri di pietra dell'ampia curva d'accesso: cartelli stradali dal caldo colore del legno con indicazioni turistiche; un sornione gatto arancione che spia da dietro i vetri di una finestrella; la cuccia vuota di un cane, forse assente perché ha seguito al pascolo le greggi; un vecchio nonno con i mustacchi bianchi alla foggia di inizio novecento, il borsalino e la canna da passeggio, che impigrisce sulla porta aspirando dalla sua pipa; più in là, baite con i tetti di lose ed una vecchia che ritorna con il suo carico di fieno… ed alberi e mucche al pascolo, attrezzi da lavoro abbandonati in un cantuccio, davanzali fioriti e cataste di legna per il fuoco del camino…
 
Il realismo è forte: ci si aspetta che il vecchio saluti con un rapido cenno del capo, che la nonnina si fermi ansimando, mentre sale i gradini di pietra, che il gatto si stiracchi pigro e che qualche finestra si spalanchi nel sole…
E' un'anticipazione 'creativa' del paese, come se gli artisti si fossero divertiti a progettare un doppio Usseaux, parallelo al reale, che talvolta lo integra, talvolta lo espande, talvolta lo contraddice.
In un continuo gioco 'illusionistico', nel quale si fatica a discernere ciò che è reale da ciò che lo simula alla perfezione ; ciò che è 'oggi' da ciò che è 'sempre', da ciò che era 'ieri'.

Persino le stagioni subiscono ad Usseaux un 'salto temporale'.
C'è la neve? Eppure più in là i davanzali sono fioriti…
C'è il sole estivo? Eppure laggiù in quel cantuccio c'è la neve che ammanta le montagne…
Qual è l'adesso?
Nel mondo di gnomi, di fate, di elfi, di folletti tutto è possibile. Tutto è e tutto sembra.
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